Come si fa a modificare il microbiota intestinale?

Fonte: Wargo JA, Science 2020;396(6509):1302-1303.

Esistono diverse tecniche per curare la disbiosi, lo squilibrio del microbiota intestinale alla base di numerose malattie. Un recente articolo pubblicato su Science ne riassume le caratteristiche principali.

È ormai noto che molte malattie umane, anche gravi, possono insorgere quando la composizione del microbiota intestinale risulta alterata (in questo caso si parla di “disbiosi”). Ma come è possibile agire sul microbiota per ripristinarne l’equilibrio? Oggi, esistono diverse tecniche per raggiungere questo obiettivo, riassunte in un recente articolo pubblicato sull’autorevole rivista Science. Tra queste, vi è il trapianto fecale, una tecnica utilizzata fin dagli anni ’50 riservata ai casi più gravi di disbiosi. Consiste nel prelevare un campione del microbiota di un donatore sano, purificarlo, e trapiantarlo nell’intestino del soggetto con disbiosi. In questo modo, le specie dei microrganismi del donatore potranno colonizzare l’intestino del ricevente, riequilibrandone il microbiota. Oggi questa tecnica è stata migliorata e resa più mirata: si parte dall’analisi del tipo di disbiosi presente e si decide quali specie di microrganismi iniettare nell’intestino del paziente. Inoltre, le specie iniettate non sono più prelevate dalle feci di un donatore, ma coltivate in laboratorio, per una maggiore sicurezza. Ma esiste un metodo decisamente meno invasivo e più piacevole per curare la disbiosi e favorire lo sviluppo di un microbiota ricco e variegato: stiamo parlando dell’utilizzo di prebiotici e probiotici. I primi sono un particolare tipo di fibre contenute negli alimenti di origine vegetale, capaci di favorire la crescita di microrganismi intestinali benefici. I secondi, invece, sono microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite, favorendo l’equilibrio della flora intestinale.