Socievolezza e microbiota: un legame molto stretto

Fonte: Johnson K per MedicalXpress.com

Nelle persone socievoli, con molti amici e conoscenti, il microbiota sarebbe più ricco, con una diversità di specie più elevata rispetto alle persone con reti sociali più limitate. L’esistenza di un legame tra microrganismi intestinali e comportamento, già dimostrato nelle persone con autismo, sarebbe quindi confermato anche negli individui sani. Un’ulteriore prova dell’esistenza del cosiddetto “asse intestino-cervello”.

Pubblicate le nuove linee guida del CREA per una sana alimentazione

Fonte: CREA (Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione)

A più di dieci anni dall’ultima revisione, è stato pubblicato l’aggiornamento delle Linee Guida per una sana alimentazione del CREA, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari. Queste linee guida vogliono essere il documento di riferimento sulla sana alimentazione per i consumatori del nostro Paese. Raccolgono e aggiornano una serie di consigli e indicazioni alimentari, elaborate da un’apposita commissione scientifica, costituita da prestigiosi studiosi del mondo dell’alimentazione e non solo.

Lactobacillus casei Shirota riduce incidenza e durata della febbre negli anziani

Fonte: Kushiro A et al. Biosci Microbiota Food Health. 2019;38(4):151-157.

Uno studio giapponese, randomizzato, in doppio cieco controllato con placebo, ha dimostrato che il consumo regolare di latte fermentato con Lactobacillus casei Shirota riduce il numero di giorni con febbre e la durata degli episodi febbrili negli anziani ricoverati in una casa di riposo, grazie al suo effetto benefico sulle difese immunitarie.

 

Negli anziani il rischio di infezioni è più elevato poiché il sistema immunitario è meno efficiente rispetto a quello dei giovani. Ciò può rappresentare un grande problema, perché facilita la diffusione delle infezioni e il contagio anche delle persone più giovani. Inoltre, sempre a causa dell’indebolimento delle difese immunitarie, negli anziani le infezioni sono in genere più gravi e più difficili da curare, e possono compromettere lo stato di salute di questi soggetti particolarmente fragili. La febbre è il sintomo più evidente delle infezioni e rappresenta il campanello d’allarme che segnala quando è necessario intervenire con un’adeguata terapia. Poiché la febbre persistente può causare disidratazione e altre serie complicanze, però, è importante ridurne il più possibile la durata.

Diversi studi hanno dimostrato che il Lactobacillus casei Shirota può ridurre il rischio di infezioni e modulare le funzioni immunitarie: in questo modo potrebbe essere utile per prevenire le infezioni negli anziani e ridurre la durata e la frequenza della febbre. Per dimostrare questa teoria un gruppo di ricercatori giapponesi ha condotto uno studio nel quale un gruppo di anziani ospitati in una casa di riposo ha assunto ogni giorno, per 6 mesi, una bottiglietta di latte fermentato contenente LcS durante la stagione invernale. I risultati confermano i benefici del LcS riportati in precedenza, poiché il consumo regolare del latte fermentato con questo probiotico ha ridotto in modo significativo il numero di giorni di febbre e la durata degli episodi febbrili. Gli autori dello studio hanno sottolineato che l’assunzione regolare di latte fermentato con LcS dovrebbe essere suggerita agli anziani, specialmente durante la stagione invernale nella quale il rischio di infezioni e di febbre è più elevato.

Una macchina del tempo per ripercorrere la storia della ricerca sul microbiota

Fonte: Pariente N per Nature.com

Il sito web della prestigiosa rivista scientifica Nature ci regala un appassionante percorso multimediale per rivivere tutte le tappe più importanti della ricerca sull’ecosistema di microrganismi che vive in simbiosi con l’uomo. Grazie a una linea del tempo interattiva e a numerosi approfondimenti, sarà possibile conoscere meglio questo universo microscopico così importante per la nostra salute.

Lo stato di salute della madre determina il viroma intestinale del nascituro

Fonte: Radrezza S per Microbioma.it

Da tempo è noto che lo stato di salute della madre possa influenzare la composizione della componente batterica del microbiota del nascituro. Oggi, grazie a uno studio australiano, sappiamo che questo è vero anche per il viroma, l’insieme di virus che vivono nell’organismo umano e ci proteggono dai batteri patogeni.

Sindrome dell’intestino irritabile: un approccio nutrizionale

Fonte: Algera J et al. Nutrients 2019;11(9).

Questo articolo riassume tutto quanto oggi sappiamo sui cibi che possono scatenare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, una malattia di cui si sa ancora troppo poco, ma che peggiora la qualità di vita di una persona su 10.

 

Sebbene la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) sia nota da oltre 150 anni, essa rappresenta ancora una sfida per il mondo della medicina. Si tratta di una malattia caratterizzata da sintomi evidenti (dolore addominale associato con la defecazione e da stipsi o diarrea) senza un’evidente causa organica. I sintomi della IBS hanno un impatto rilevante su chi ne soffre, impediscono le normali attività quotidiane e peggiorando la qualità di vita. Inoltre, nonostante la IBS sia piuttosto comune (ne soffre una persona su 10), le sue cause non sono ancora state chiarite, anche se oggi si ritiene che siano molti i fattori che contribuiscono alla sua comparsa e al mantenimento dei sintomi che la caratterizzano.

Molti pazienti con IBS riferiscono che i loro sintomi sono associati all’alimentazione: alcuni specifici alimenti, infatti, sembrano generare una risposta esagerata dell’apparato gastrointestinale. Per questo motivo, le persone con IBS tendono a limitare o a escludere dalla loro dieta alcuni cibi. Questo, però, può portare a una dieta sbilanciata, con possibili conseguenze negative sulla salute. Tuttavia, spesso sono i medici stessi che prescrivono ai pazienti diete terapeutiche finalizzate a ridurre l’impatto dei sintomi della IBS. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che nei soggetti con IBS nutrienti come il lattosio, i FODMAP (Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi Fermentabili e Polioli), il fruttosio, l’eccesso di carboidrati e il glutine possano scatenare la tipica sintomatologia associata alla sindrome. In questo articolo si ripercorrono le più attuali conoscenze sui nutrienti associati alla IBS e sulle possibili diete terapeutiche utilizzabili per migliorare i sintomi della malattia.

Dietro l’infarto c’è un batterio intestinale: si apre la strada per il vaccino

Fonte: Diffidenti E per il Sole 24 ore

Uno studio italiano ha dimostrato che il batterio intestinale Escherichia coli può favorire l’insorgenza dell’infarto. Il batterio, presente normalmente nell’intestino umano, può entrare nel circolo sanguigno, favorire lo sviluppo dei trombi coronarici e, in questo modo, aumentare il rischio di infarto. Una scoperta che può aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per la prevenzione e il trattamento di questa malattia potenzialmente letale.

Come è cambiata l’alimentazione umana negli ultimi 50 anni?

Fonte: Bentham J et al. Nature Food 2020; 1:70-5.

Secondo un recente studio l’alimentazione umana è cambiata notevolmente negli ultimi cinque decenni, ma con grandi differenze a livello geografico. Nei Paesi occidentali, per esempio, è diventata più sana, mentre nelle nazioni asiatiche in grande crescita economica è diventata fin troppo ricca, con un aumento del rischio di diabete e obesità.

Un gruppo di ricerca internazionale ha utilizzato i dati raccolti dalla FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) per cercare di comprendere come l’alimentazione umana sia cambiata nelle ultime cinque decadi. Per farlo gli autori dello studio hanno analizzato le informazioni relative alle forniture dei 18 principali gruppi di alimenti raccolte dalla FAO a partire dal 1961 fino al 2013 in 171 Paesi del mondo. Dall’analisi è emerso che l’alimentazione umana è cambiata notevolmente in questo lasso di tempo, ma con grandi differenze a livello geografico.

Le tre nazioni la cui alimentazione si è modificata maggiormente appartengono tutte all’Asia. Si tratta di Corea del Sud, Cina e Taiwan, Paesi nei quali è notevolmente aumentato il consumo di alimenti di origine animale, di pesce, di verdure e di oli vegetali. Grazie al boom economico che ha interessato questi Paesi, infatti, l’alimentazione è diventata più ricca e variata rispetto a 50 anni fa. Ciò ha avuto indubbi benefici sulla salute degli abitanti di questa parte dell’Asia, riducendo i casi di malnutrizione e aumentando l’altezza media. Tuttavia, un’alimentazione più ricca significa anche un maggior rischio delle cosiddette “malattie del benessere”, come sovrappeso, obesità e diabete, fenomeno effettivamente osservato in tutti e tre i Paesi citati in precedenza.

Del tutto diversa la tendenza registrata nei Paesi occidentali, nei quali il consumo di alimenti di origine animale e di zucchero si è ridotto significativamente. In quest’area del mondo, dove la ricchezza è diffusa e l’alimentazione già fin troppo ricca, questo cambiamento rispecchia probabilmente una maggiore consapevolezza alimentare e l’adozione di una dieta più sana.

Cambiamenti molto limitati sono stati osservati, invece, nelle aree più povere dell’Asia e dell’Africa, come per esempio la regione Sub-Sahariana. In queste regioni del mondo l’alimentazione è rimasta più o meno identica a quella di cinquant’anni fa. Segno che non vi è stato uno sviluppo economico sufficiente a garantire una maggiore ricchezza e varietà alimentare e sussistono enormi problemi di malnutrizione.