Viaggio nello spazio, con l’aiuto dei probiotici

Fonte: Turroni S, et al. Front. Physiol. 8 settembre 2020.

I viaggi spaziali raggiungeranno presto durate finora impensabili, che potrebbero compromettere la salute degli astronauti. Per fortuna anche alcuni ceppi di probiotici sono pronti per le esplorazioni spaziali, e potranno aiutare gli astronauti a prevenire una condizione di disbiosi.

Il prossimo futuro delle esplorazioni spaziali implicherà missioni di durata ben superiore a quelle effettuate finora. La permanenza nello spazio per periodi così prolungati avrà inevitabilmente numerose conseguenze sull’organismo degli astronauti. Per questo motivo i ricercatori di tutto il mondo stanno studiando modi per mantenere in forma gli esploratori spaziali e facilitarne la riabilitazione al rientro sulla Terra. Una delle domande principali alla quale gli studiosi stanno cercando di dare risposta è come preservare la salute del microbiota degli astronauti ed evitare il rischio di disbiosi: quest’ultima, infatti, è una condizione di squilibrio dell’ecosistema di microrganismi che abitano l’intestino umano che è stata associata a numerose malattie. Nell’articolo scientifico che linkiamo di seguito si sono passate in rassegna le attuali conoscenze sull’impatto dei viaggi spaziali sul microbiota intestinale umano e sulle tecniche per mantenerlo in buona salute. Prima fra tutte, l’assunzione regolare di probiotici, alcuni dei quali (come il Lactobacillus casei Shirota) hanno già dimostrato la capacità di resistere ai voli spaziali e alle condizioni di microgravità, mantenendo intatte tutte le loro benefiche proprietà.

Microbiota intestinale e longevità

Fonte: Patrizia Brigidi per il canale Youtube Microbioma.it

In questo video, la professoressa Patrizia Brigidi ci racconta di un interessante studio sul microbiota dei centenari. La ricerca è stata effettuata per capire come la composizione dell’ecosistema intestinale di microrganismi si modifichi nel limite estremo della durata della vita umana e se contribuisca alla longevità.

Come si fa a modificare il microbiota intestinale?

Fonte: Wargo JA, Science 2020;396(6509):1302-1303.

Esistono diverse tecniche per curare la disbiosi, lo squilibrio del microbiota intestinale alla base di numerose malattie. Un recente articolo pubblicato su Science ne riassume le caratteristiche principali.

È ormai noto che molte malattie umane, anche gravi, possono insorgere quando la composizione del microbiota intestinale risulta alterata (in questo caso si parla di “disbiosi”). Ma come è possibile agire sul microbiota per ripristinarne l’equilibrio? Oggi, esistono diverse tecniche per raggiungere questo obiettivo, riassunte in un recente articolo pubblicato sull’autorevole rivista Science. Tra queste, vi è il trapianto fecale, una tecnica utilizzata fin dagli anni ’50 riservata ai casi più gravi di disbiosi. Consiste nel prelevare un campione del microbiota di un donatore sano, purificarlo, e trapiantarlo nell’intestino del soggetto con disbiosi. In questo modo, le specie dei microrganismi del donatore potranno colonizzare l’intestino del ricevente, riequilibrandone il microbiota. Oggi questa tecnica è stata migliorata e resa più mirata: si parte dall’analisi del tipo di disbiosi presente e si decide quali specie di microrganismi iniettare nell’intestino del paziente. Inoltre, le specie iniettate non sono più prelevate dalle feci di un donatore, ma coltivate in laboratorio, per una maggiore sicurezza. Ma esiste un metodo decisamente meno invasivo e più piacevole per curare la disbiosi e favorire lo sviluppo di un microbiota ricco e variegato: stiamo parlando dell’utilizzo di prebiotici e probiotici. I primi sono un particolare tipo di fibre contenute negli alimenti di origine vegetale, capaci di favorire la crescita di microrganismi intestinali benefici. I secondi, invece, sono microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite, favorendo l’equilibrio della flora intestinale.

Dallo studio del microbioma vaginale nuovi approcci terapeutici in ginecologia

Fonte: Radrezza S. per microbioma.it

Microbioma vaginale e sistema immunitario sono strettamente interconnessi, e un microbioma vaginale sano favorisce la salute ginecologica. Conoscere meglio le caratteristiche di questo peculiare ecosistema di microrganismi, quindi, può essere utile per sviluppare nuove strategie nel trattamento di disturbi ginecologici.

Potenziare l’efficacia del vaccino antinfluenzale con i probiotici

Fonte: Yeh TL et al. Drug Des Devel Ther. 2018; 12: 217–230.

L’assunzione regolare di probiotici potrebbe coadiuvare l’efficacia del vaccino antinfluenzale.

In passato sono stati effettuati molti studi per cercare di capire se il consumo di probiotici possa potenziare gli effetti del vaccino antinfluenzale, partendo dai noti effetti benefici di questi microrganismi sul sistema immunitario dell’uomo. Purtroppo, però, queste ricerche hanno dato risultati contrastanti, che non permettono di trarre delle conclusioni definitive. Per fare chiarezza sull’argomento, un gruppo di studiosi cinesi ha provato a sintetizzare i risultati di tutte queste ricerche attraverso metanalisi. Questo complesso lavoro, basato su 12 studi ai quali hanno partecipato circa 700 persone, ha promosso con decisione l’utilizzo dei probiotici insieme alla vaccinazione antinfluenzale. Secondo gli autori della ricerca, infatti, le persone vaccinate che assumono probiotici presenterebbero una quantità di anticorpi contro il virus dell’influenza di circa il 20% più elevato rispetto a chi non assume i benefici microrganismi; segno di una maggiore efficacia del vaccino e di un sistema immunitario più efficiente.

Probiotici e prebiotici per prevenire il Covid-19

Fonte: Antunes AEC et al. Food Res Intern 2020;136:109577.

Secondo un gruppo di studiosi brasiliani, il consumo regolare di probiotici e prebiotici può rinforzare e modulare le difese immunitarie dei polmoni e dell’intestino, limitando il rischio di infezione da coronavirus e, in caso di contagio, evitando che i livelli di infiammazione diventino pericolosi.

L’assunzione di microrganismi benefici per la salute (i probiotici) e di fibre alimentari capaci di favorirne il regolare sviluppo (i prebiotici) potrebbe contribuire a limitare i danni provocati dal virus SARS-Cov-2. È questa la conclusione alla quale è giunto un gruppo di ricercatori brasiliani, dopo aver passato in rassegna i più recenti dati scientifici sull’argomento. Secondo gli studiosi, la condizione di disbiosi (ovvero un microbiota intestinale alterato) favorirebbe l’infezione da parte del coronavirus pandemico e spingerebbe il sistema immunitario a reagire con grande intensità all’infezione, scatenando una pericolosa reazione infiammatoria. L’assunzione di probiotici e prebiotici, invece, contrasterebbe la disbiosi, favorendo lo sviluppo di un microbiota ricco. Questo, a sua volta, potenzierebbe il sistema immunitario delle mucose polmonari e intestinali, aiutandolo a contrastare l’infezione da coronavirus. Inoltre, è noto che un microbiota sano sia in grado di modulare l’infiammazione corporea, mantenendola sotto controllo anche in caso di infezione da SARS-CoV-2 e mitigando in questo modo le pericolose conseguenze della malattia.

Prevenzione dal Covid-19 con gli alimenti funzionali

Fonte: Alkhatib A. Nutrients 2020, 12(9), 2633.

Cosa hanno in comune frutta, verdura, cibi fermentati ricchi di probiotici e il caffè? Secondo un recente articolo scientifico sono alcuni dei tanti alimenti funzionali capaci di potenziare le nostre difese immunitarie e proteggerci dalle infezioni virali.

Secondo gli autori di questo articolo, il modo migliore per rinforzare il nostro sistema immunitario e per proteggersi dalle infezioni virali (compresa quella provocata dal coronavirus all’origine della pandemia di questo anno) è aumentare il consumo di alimenti funzionali e fare attività fisica moderata e con regolarità. Ma cosa sono gli alimenti funzionali? Si tratta di alimenti che contengono sostanze capaci di migliorare il nostro stato di salute. Gli autori dell’articolo si sono concentrati sugli alimenti funzionali con effetti benefici sul sistema immunitario, individuandone alcuni gruppi che non dovrebbero mai mancare sulle nostre tavole. Tra questi non sorprende trovare frutta e verdura, fonti di vitamine, antiossidanti e di numerose altre sostanze benefiche per le nostre difese. Non stupisce nemmeno la presenza dei prodotti fermentati, ricchi di probiotici, capaci di migliorare la salute del microbiota intestinale potenziando così il sistema immunitario. Meno prevedibile, invece, è l’inclusione del caffè, che sembrerebbe essere in grado di ridurre la capacità dei virus di moltiplicarsi. Per scoprire quali sono tutti gli altri alimenti che la scienza suggerisce per prevenire le infezioni virali clicca sul link qui sotto e leggi l’articolo completo.

Trattare la sclerosi multipla con probiotici geneticamente modificati

Fonte: Kohl MK et al. Diseases 2020, 8(3), 33.

L’impiego di microrganismi probiotici ingegnerizzati, capaci di modulare il sistema immunitario e ridurre l’infiammazione neuronale, rappresenta una nuova strategia per affrontare la sclerosi multipla per tutte le persone che ne sono affette.

L’interesse del mondo della ricerca per il ruolo del microbiota intestinale come possibile bersaglio delle terapie per la sclerosi multipla è sempre più forte. Molti studi effettuati su animali da laboratorio, hanno mostrato che il microbiota è in grado di influenzare lo stato di salute del sistema nervoso, modulando l’azione del sistema immunitario e riducendo il livello di infiammazione. Questi effetti sono molto importanti in una malattia come la sclerosi multipla, nella quale si osserva un’anomala attività del sistema immunitario che provoca un’eccessiva infiammazione nel sistema nervoso centrale. Inoltre, è stato dimostrato che il microbioma delle persone con sclerosi multipla presenta una composizione differente rispetto a quella di soggetti sani. Tutte queste osservazioni hanno portato i ricercatori ad ipotizzare una modalità del tutto nuova di trattare la sclerosi multipla: l’utilizzo di probiotici geneticamente modificati, capaci di ridurre l’attivazione del sistema immunitario e proteggere i neuroni. Nell’articolo linkato qui di seguito si analizzano le prove a sostegno di questo nuovo approccio terapeutico per la sclerosi multipla.